IL NO DI PATAGONIA AGLI SHOPPING FESTIVAL

Patagonia è un brand di abbigliamento outdoor con sede in California, fondato nel 1973 dall’americano Yvon Chouinard. Fin dalla sua fondazione, Patagonia ha preso molto seriamente la questione della sostenibilità ambientale, impegnandosi in maniera concreta nei settori della giustizia ambientale, cambiamento climatico e salvaguardia della natura. Ogni anno Patagonia ha elargito l’1% dei suoi profitti alle cause ambientali, infatti uno dei motti con cui si identifica il brand è infatti “One Percent for the Planet”. La filosofia green del brand è spopolata anche in Cina, tant’è che Patagonia può vantare di avere ben quattro flagship store presenti nelle principali città cinesi, senza contare i numerosi shop autorizzati e gli e-commerce per raggiungere anche le città di fascia più bassa. 

Nel settembre del 2022, il fondatore di Patagonia ha spiazzato l’intero pubblico mondiale con la sua decisione, ovvero quella di donare la sua società da 3 miliardi di dollari all’ambiente, dichiarando che “la Terra è il nostro unico azionista”. Una scelta estrema che è stata accolta con entusiasmo dalla maggior parte del pubblico mondiale e ha attratto ancora più consumatori.

Circa 10 anni fa, Patagonia si era discostato dalla promozione degli Shopping Festival come il Black Friday, nel 2011 infatti aveva fatto scalpore la campagna di marketing “Don’t buy this jacket” che aveva come scopo quello di educare il consumatore a fare shopping in modo responsabile. Dopo il rilascio della campagna, contro ogni aspettativa, le vendite dei prodotti Patagonia sono schizzate alle stelle raddoppiando in due anni le vendite precedenti. 

Lo stile anti-consumista, green e filantropico ha attecchito di gran lunga anche in Cina, il Paese che detiene il mercato dell’e-commerce più grande al mondo, dato dal fatto che negli ultimi anni i cinesi si stanno sempre di più avvicinando a questi valori. Seppur il brand possa contare su diversi canali di vendita ufficiali e autorizzati, ferma è la decisione riguardo la non partecipazione ai grandi festival dello shopping in Cina che rappresentano quasi un must per qualsiasi brand che intende fare affari nel Paese del Dragone. Patagonia infatti si tiene ben alla larga da giornate come il Single’s Day, il 618 e gli altri Shopping festival cinesi. Nonostante questa sua decisione può comunque contare su un grande volume di vendite perchè il pubblico cinese vede questa presa di posizione come una voce fuori dal coro da sostenere e portare avanti. 

Numerose sono anche le campagne di marketing offline durante le quali il consumatore viene educato alla “Don’t buy” philosophy. Ne è un esempio l’esibizione tenutasi a Shanghai nel 2020 il cui tema era “Le storie che indossiamo” organizzata in collaborazione con la New World Development, una società di Hong Kong che opera nel settore della sostenibilità. Anche quest’anno in occasione dell’11.11, Patagonia ha deciso di adottare una strategia di marketing che va fuori dagli schemi infatti al momento dell’acquisto del prodotto verrà applicata una tassa dell’1% sulla spesa fatta. Patagonia l’ha chiamata “Tassa per la Terra” ed entrerà in maniera ufficiale dal 1 Dicembre. 

Nonostante si possa avere l’impressione che Patagonia stia minando verso i suoi stessi interessi la realtà è totalmente diversa, le sue attività volte alla salvaguardia dell’ambiente stanno portando al brand diversi sostenitori motivo per cui non è sempre detto che redditività e sostenibilità siano due concetti che si escludono a vicenda. 

 

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