“Dare energia al mercato interno”, questa la nuova sfida di Pechino nell’era post-covid. Già nei mesi scorsi il paper “Sei fronti e Sei aree” aveva svelato i piani del governo cinese: Pechino punta a valorizzare i consumi domestici, specialmente nelle aree più rurali e periferiche del paese. E le colonne portanti di questo ambizioso piano a lungo termine, sono proprio quelle lower tier cities già protagoniste della stagione dei consumi degli anni precedenti.
La mossa apparentemente centripeta del Governo centrale, dovuta alla pandemia e all’erosione dell’export internazionale non è difficile da spiegare. Pechino punta in un primo momento a rafforzare il suo mercato interno, per essere poi in un secondo momento un volano dei consumi a livello mondiale, aumentando così il contributo del Dragone alla ripresa economica mondiale.
A sottolineare l’importanza del mercato interno è stato lo stesso Presidente Xi Jinping: “Per il futuro dobbiamo focalizzarci sulla domanda interna come punto di partenza e come punto di appoggio per poter accelerare la costruzione di un sistema completo di consumo domestico e dobbiamo promuovere l’innovazione nelle scienze, nella tecnologia e in altre aree”.
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Ma dove sta puntando Pechino? Le first tier guidano i consumi, ma crescono le lower tier
Il Governo mira allo sviluppo delle aree rurali, in particolare a lower tier cities e quella classe media composta prevalentemente da 400 milioni di persone. A cui ora si aggiungono anche le zone più rurali della Repubblica Popolare. Le grandi first-tier con i loro super-ricchi sono state sin da subito in prima linea nella crescita economica del paese negli ultimi decenni.
Ma ora la lente di ingrandimento si sposta nelle aree periferiche della Cina. I nuovi motori di crescita oramai sono quelle città più piccole o meno conosciute del Paese. “Le città di livello inferiore saranno il nuovo motore dell’economia nazionale”, ha detto Lin Caiyi, capo economista di Guotai Junan Securities. Nello specifico, le città di 4° e 5° livello hanno visto una crescita dei consumi a due cifre negli anni scorsi. Ed anche nell’epoca post-covid le loro performance di acquisto sono state più che positive. Anche se i loro nomi potrebbero essere praticamente sconosciuti al di fuori della Cina, i residenti di città come Dongguan, Lanzhou, Weifang stanno diventando anno dopo anno il nuovo motore economico della Cina.
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Occhi puntati sulla rural commerce
Sono tuttavia le aree rurali a sorprendere per la loro corsa nei consumi. In queste zone il settore e-commerce cinese non ha mai rallentato la sua crescita. Neanche durante il picco pandemico in Cina registrato nei primi mesi di quest’anno. Secondo i recenti dati rilasciati dal Ministero del Commercio cinese (MOC), le vendite al dettaglio online nella aree rurali sono aumentate del 5% su base annua nel primo semestre 2020, raggiungendo un giro d’affari di $109 miliardi.
Alla corsa della cosiddetta rural commerce, hanno contribuito sicuramente le politiche di agevolazione al commercio digitale messe in atto dal Governo Centrale negli ultimi anni. Per citare un dato, basti pensare che le vendite online di prodotti agricoli ha registrato un aumento del 39% su base annua, raggiungendo nel primo semestre 2020 quota $27 miliardi di transazioni e secondo le stime del Qianzhan Industry Research Institute, l’intero settore della rural commerce del Dragone toccherà i $240 miliardi a fine anno.