QUAL È LO STATO DI SALUTE DEL RETAIL ONLINE CINESE?

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L’e-commerce cinese sta rapidamente compensando le perdite subite dal settore online durante i mesi più duri dell’epidemia di COVID-19. A dirlo è il National Bureau of Statistics della Repubblica Popolare i cui dati hanno sottolineato un aumento dell’11.5% nei primi cinque mesi del 2020 delle vendite al dettaglio online. Secondo gli analisti cinesi, oltre il 24% delle vendite al dettaglio di beni di consumo passa ora tramite canali e-commerce. Crescono anche i servizi di logistica con un +41% rispetto all’anno precedente, così come anche le entrate delle diverse compagnie di delivery express hanno registrato ricavi per un +25% su base annua. 

“C’è una grande richiesta di servizi online. Il nostro volume di consegna è aumentato di circa il 23% su base annua a maggio”, ha detto Wang Baoyu, direttore del Suning Logistics Center a Yantai, Shandong. Cosa significa tutto questo? Per gli esperti un maggiore lavoro da parte dei servizi di logistica significa più merci in movimento, quindi più beni acquistati. In poche parole, il mercato interno cinese sta ritrovando, finalmente, lo stesso dinamismo registrato nei mesi pre-covid. Sicuramente una buona notizia per tutti i player che stanno puntando al mercato cinese.

 

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Il nuovo focolaio COVID-19 a Pechino non ha rallentato i consumi

Dati alla mano, con una crescita a segno negativo pressoché ovunque, solo l’Asia, Cina in testa, sembra aver dato segnali positivi. Non solo, le richieste dei consumatori stanno diventando sempre più diversificate. Dai vini italiani o prodotti di bellezza coreani, da oggetti per la casa a vestiti per tutti i giorni, i consumatori cinesi stanno spingendo l’acceleratore sui consumi online, specialmente sul cross-border e-commerce.

 

Le recenti notizie di un nuovo focolaio COVID-19 a Pechino non sembrano aver rallentato i consumi non solo nella capitale, ma anche in altre città.

 

Tuttavia segnali positivi arrivano anche dagli store fisici. Il nuovo focolaio di COVID-19 registrato a Pechino – ma immediatamente circoscritto dalle autorità ad onor del vero – non ha frenato i consumi nelle altre top tier cinesi. Chengdu, Shanghai, Canton, Hangzhou, Suzhou, solo per fare alcuni esempi, stanno registrando performance di vendita più che positive.

 

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Cresce la classe media cinese

Migliorano anche le tecnologie delle piattaforme e-commerce. Queste, supportate dalla new digital technology e dalla IA, sono in grado di meglio combinare domanda ed offerta, attingere al potenziale dei cluster di consumo regionali e facilitare la ripresa dei consumi nelle aree interessate. Non dobbiamo infatti dimenticare che oltre alle città di prima fascia, in Cina esistono molte lower tier cities la cui “fame di consumi” cresce giorno dopo giorno.

 

A sole 24h dall’inizio del 5.5 Shopping Festival, la città di Shanghai ha registrato vendite per $2.2 MLD.

 

E la pandemia non sembra aver fermato questo dato di fatto. Gli oltre 400 milioni di cinesi che formano una rinnovata classe media saranno il motore dei consumi di domani, e le politiche messe in atto da Pechino per stimolare la domanda interna, primo fra tutti l’emissione di voucher digitali spendibili, sembrano dare finalmente i primi frutti. 

 

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Quale il pubblico di riferimento?

  • I giovani. Un nuovo esercito di consumatori sta rafforzando il proprio potere d’acquisto in Cina. Stiamo parlando di quei giovani di età compresa tra i 19 e 35 anni che, ad oggi, sono diventati già la forza principale di internet e dei consumi in Cina. Questi ragazzi, sempre connessi al villaggio globale, conoscono i prodotti, ricercano la qualità in ciò che comprano, e sono pronti a spendere, sebbene con tutte le attenzioni del caso.

 

  • La “Silver Economy”. Entro il 2050 circa 560 milioni di over 65 conteranno un terzo della popolazione cinese. Stiamo parlando di una nuova categoria di consumatori il cui potere d’acquisto cresce di anno in anno. La cosiddetta “silver generation” ha già mostrato tutto il suo potenziale ed è pronta a crescere, e le piattaforme e-commerce sembrano già aver fiutato l’affare.

 

 

 

 

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